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- FEBBRAIO 2018 -
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Arcobaleno di donne Nella piccola ma preziosa pubblicazione di Rosa Di Maggio storie di donne di un piccolo borgo del Sud Italia. Donne volitive, intense, “vere” di Anna M. Conserva
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La piccola pubblicazione di Rosa Di Maggio (Dove va l’arcobaleno…? - Icone di donna, Gruppo Albatros Il Filo, 2015, 52 pp., 9,50) esplora le sfaccettature della sensibilità femminile con profonda e colta attenzione. Con una scrittura solida e forte l’autrice ci apre le porte della memoria e ci mostra figure di donne che prendono forma dal fumo di una sigaretta e che animano il borgo di un Sud compatto e abbagliante.

La raccolta di “icone di donna” si apre con una poesia che pone l’attenzione sull’io femminile, sulla consapevolezza della perfetta imperfezione delle donne, sull’essere esattamente quello che si è, senza definizioni e strutture (“Sono semplicemente complicatamente Io”) come un arcobaleno dai mille ritmi e colori che ti regala, se giungi a trovarne la fine, un immenso tesoro.

Tutte le figure evocate potrebbero essere capitoli della vita di una sola donna o memoria di donne che ci hanno generato. Attraverso i ricordi dell’autrice sorgono i ricordi del lettore, e le impressioni si mescolano.

L’eco di un amore eterno e antico, ormai raro, nato dal calore della terra, lo si ritrova in Lucia, che accetta la fine della sua vita con la serenità dell’animo contadino: “…si soffermava con un sorriso sereno sui tanti piccoli eventi quotidiani tipici di ogni quartiere, di ogni strada. Nel suo ormai riposo forzato nulla sfuggiva alla sua capacità di osservazione e di lucida intelligenza di sana contadina”; la perfetta Rosamaria, cristallizzata nella dimensione di brillante manager e consumata dal silenzio e dalla solitudine “chiusa in un suo silenzioso monologo interiore… tante domande e interrogativi l’assalgono come ogni sera al rientro a casa, una casa vuota, troppo silenziosa…” ; le ombre di Vittoria e Nunzia e il cuore grande della signorina Maria, le donne del paese, del piccolo mondo, quelle che ti conoscono da sempre, che ti sorvegliano e ti proteggono. E Marta, la bambina ferita che si vendica della povertà e dell’abbandono attraverso un corpo perfetto, una mente brillante e un duro cinismo, pagata per dare e ricevere l’unico affetto che conosce; “recita un ruolo che non si è scelto ma che altri hanno scelto per lei…” Luisa, omologata e imprigionata nella visione altrui per diventare invisibile; il riscatto di Sabella, che con coraggio e sensibilità dà voce a chi è condannato a tacere; la complicità e il profondo affetto che rafforza le due fragilità e i due mondi di Sadwa ed Elvira.

Le immagini scorrono veloci e scompaiono… figlie, mogli, madri, amanti, sante e peccatrici; il borgo si modifica e cresce, il Sud risplende, accogliente e impietoso.

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