Il dramma dei caduti Per non dimenticarli, un libro di Maria Schiena di recente uscita, ricostruisce la storia di 140 caduti e dispersi italiani, tutti originari di San Marco in Lamis (Foggia).
La grande Storia raccontata puntando l’obiettivo su un piccolo tassello di Sergio D’Amaro
La copertina del libro di Maria Schiena
Attraverso il Canale 54 della Rai oggi si può percepire il gran fermento di proposte di documenti audiovisivi mai prima pubblicati, che contribuiscono ad arricchire di ulteriori dimensioni un ‘racconto’ finora dato per certificato nelle sue strutture portanti. Lavori storiografici, che nascono a volte per risarcire la memoria e che confortano sul perseguimento di ipotesi nuove, provengono dai terreni fecondi della grande provincia italiana.
Abbiamo avuto tra le mani recentemente il lavoro di Maria Schiena che s’intitola esplicitamente Per non dimenticarli (Caputo Grafiche, pp. 242, 2013) e che è accompagnato da un lungo sottotitolo I drammatici vissuti dei militari italiani negli anni di guerra 1940-1945. Occorre sottolineare lo slancio morale e militante che ha informato l’autrice, ex docente di Lettere nelle scuole medie, nelle sue lunghe ricerche durate anni in svariati archivi del Bel Paese. Per Schiena urgeva ormai ricostruire vicende di generazioni prive di un’adeguata riconsiderazione del loro contributo umano, essendo sepolto ormai il loro ricordo sotto il cumulo di una frettolosa archiviazione.
Schiena è partita dalla storia pulsante del suo paese d’origine, San Marco in Lamis, e ha inscritto il particolare tassello dei caduti e dei dispersi di quel luogo nella Seconda guerra mondiale entro il quadro complesso degli eventi di quest’ultima. È riuscita, in tal modo, a ricomporre i percorsi di 140 militari distribuiti sui più diversi fronti bellici, dall’Africa alla Russia, dall’Albania alla Germania. Morti in battaglia, nei campi di concentramento, come prigionieri, per malattie o per stenti, durante il naufragio della nave che li portava in cattività. Una via crucis senza scampo, soprattutto dopo i rivolgimenti politici e militari seguiti alla caduta della dittatura e all’armistizio dell’8 settembre, quando la maggior parte delle centinaia di migliaia di soldati, di graduati e di ufficiali italiani si ritrovarono allo sbando senza una guida e un coordinamento. E qui s’innesta, nei capitoli 3 e 4 del libro, il racconto qualificante della resistenza che le truppe italiane seppero opporre spontaneamente al vero nemico da abbattere, dimostrando di non arrendersi ad una disfatta anche morale. L’autrice segue scrupolosamente la vicenda delle singole divisioni, ricostruisce spostamenti e finali destini, riporta i nomi dei comandanti che si sono distinti. La rinascita dell’esercito italiano si mostra ancor più chiaramente dopo la liberazione di Roma e i contatti che vengono stabiliti con il CLN.
Di imminente uscita anche un CD che raccoglie le testimonianze degli ultimi reduci di San Marco in Lamis, secondo le varie zone di guerra, così come quelle dei parenti dei caduti a cui è stato dedicato il lavoro. Innegabile l’impegno lodevole della ricostruzione storiografica, la ricca documentazione fotografica e la validità degli obiettivi perseguiti, la cui bontà è stata sottolineata sia nella prefazione di Stefano Picciaredda che nella postfazione di Alessandro Ferioli. Segno che l’iniziativa di Maria Schiena lascia un messaggio che parte proprio da quelle morti anonime per restituire un volto nuovo alla piccola storia che incontra il grande fiume degli avvenimenti.
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