Tra bellezze naturali e storia Un paradiso di 70.000 ettari, tra Emilia Romagna e Veneto, che potrebbe diventare Riserva della Biosfera.
La sua parte più antica, dalle saline di Cervia al Po di Goro, è già parco naturale riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità di Dario C. Nicoli
Parco del Delta del Po. Valle con lavoriero. Foto gentilmente concessa dall' Archivio fotografico del Parco
del Delta del Po
Metti un gruppo di fenicotteri rosa che setacciano le acque basse della laguna, uno stormo di migratori che vola alto nel cielo, mentre un altro stormo si posa sull’acqua per prendere fiato e becchetta i pesci argentei che popolano una valle da pesca. Metti una passeggiata nel boscone della Mesola, orgoglio e vanto dei duchi d’Este, sotto lo sguardo incuriosito di un cervo, raro esemplare di specie antica sopravvissuta, nei secoli, soltanto qui. E ancora, tramonti mozzafiato sullo sfondo di canneti percorsi da un labirinto di minuscoli canali accessibili soltanto con piccole barche a fondo piatto. Anguille, branzini, orate, cozze, vongole, dune fossili, piante e fiori che non esistono altrove. Risaie che producono un Carnaroli particolare, recentemente premiato dall’Unione Europea con il marchio di origine protetta.
Immagini da paradiso terrestre quelle che accolgono i visitatori nel Delta del Po, un territorio di 70.000 ettari, che aspira a diventare Riserva della Biosfera, ma che, nella sua parte più antica, dalle saline di Cervia al Po di Goro, in Emilia Romagna, è già parco naturale riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. La porzione più moderna, dal Po di Goro all’Adige, appartiene, invece, al Veneto che lo tutela attraverso un piano d’area, perché presenta grandi distese coltivate accanto a biotopi che garantiscono la salvaguardia di 360 specie di uccelli nidificanti e migratori, 3 specie di rettili tra i quali una testuggine rarissima, due specie di anfibi e 10 di pesci. Per non parlare dei fiori e delle piante autoctone, protette nel Giardino Botanico di Rosolina Mare. Perla fra le perle l’isola vacanze di Albarella, fiorita a partire dagli anni Settanta lungo il litorale ai margini di una laguna e di una valle da pesca.
Il parco ha la sua culla nella notte dei tempi e ci parla di Spina, antica città portuale, scalo prediletto dei commercianti Greci e di Adria, la città etrusca dalla quale avrebbe preso nome il mare Adriatico. Ci parla delle guerre fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Ferrara, ma anche dell’amore che gli Estensi avevano per l’ambiente e delle grandi bonifiche compiute dai nobili veneziani per strappare al mare e alla palude i territori da coltivare. Luoghi di riferimento privilegiato i musei di Adria e di Spina, il castello della Mesola in provincia di Ferrara, costruito come “delizia” di campagna da Niccolò d’Este nel 1385 e il Museo della bonifica di Ca’ Vendramin, in provincia di Rovigo. Emblematica e paradossale, la presenza, alla foce del Po della Pila, di una centrale termoelettrica progettata dall’Enel negli anni Settanta e attiva fino a pochi anni fa, che ha deturpato la linea dell’orizzonte, innalzando un camino in cemento armato alto 250 metri; ma che, per salvaguardare se stessa, ha dovuto, involontariamente, strappare alle mareggiate e alle alluvioni l’intero territorio.
Chilometri di spiaggia sabbiosa, per gran parte al naturale, percorsi ciclabili lungo gli argini delle valli da pesca nelle quali brulicano orate e branzini, house boat, trekking, pesca con la lenza o col bilancione, birdwatching, fotografia, buona cucina. Un territorio umido che ha caratteristiche per alcuni versi simili e per altri unici rispetto ad altri Delta europei, un patrimonio che le Regioni Veneto ed Emilia Romagna, insieme, hanno condensato in un pacchetto di proposte turistiche da presentare all’Expo 2015 dal 1° maggio al 31 ottobre. Sia nella sede milanese, sia nella sede Aquae Venezia, aperta in parallelo nello stesso periodo di tempo. Perché sono tante le motivazioni che ogni anno spingono oltre 100.000 nuovi visitatori a innamorarsi del Delta del Po. Non ultima, la breve distanza che lo separa da Ravenna, Ferrara, Bologna, Venezia, Padova e Verona, città d’arte ricche di storia, ben servite da strade, autostrade ferrovia e aeroporti. Come soprammercato, per questa occasione straordinaria, Ferrara, la città della bicicletta, patrimonio dell’umanità, offre una mostra di Giovanni Boldini e Filippo De Pisis, protagonisti della scena artistica internazionale fra Ottocento e Novecento, che ospita nelle preziose sale del Castello Estense, mentre Rovigo propone a Palazzo Roverella, dal 14 febbraio, “Il demone della modernità. Pittori visionari nel secolo breve”.
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