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Cultura
Museo Egizio di Torino
Il fascino immortale dei Faraoni
Con i suoi oltre trentamila reperti, con pezzi di inestimabile valore, è considerato il museo di civiltà egizia più importante del mondo.
Grazie anche a una ristrutturazione radicale degli spazi e alla mostra “Immortali”, già in corso, sarà tra le grandi attrazioni dell’Expo 2015
di Mario T. Barbero
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Pendua e Nefertari, statua in calcare del XIII secolo a.C., simbolo della mostra “Immortali”. Foto gentilmente concessa dal Museo delle Antichità Egizie di Torino

Il Museo Egizio di Torino è il secondo al mondo dopo quello de Il Cairo, ma è considerato il primo per l’importanza e l’unicità dei reperti. Fin dalla sua costituzione, molti studiosi di fama internazionale si dedicarono allo studio delle sue collezioni, primo fra tutti il decifratore di geroglifici egizi Jean-Francois Champollion che, giunto a Torino nel 1824, ha così scritto: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.

Fu fondato nel 1824 con il nome di Regio Museo delle Antichità Egizie da re Carlo Felice, con l’acquisto dell’imponente raccolta di Bernardino Drovetti, nominato Console di Francia in Egitto da Napoleone Bonaparte. Grazie alla sua amicizia con Mohamed Ali, viceré d’Egitto, Drovetti riuscì a trasportare in Europa 5.268 reperti, composti da 100 statue, 170 papiri, stele, sarcofagi, mummie, bronzi, amuleti e oggetti della vita quotidiana, attualmente accolti nella sede del Palazzo dell’Accademia, progettato nel XVII secolo dall’architetto Guarino Guarini. La collezione torinese esponeva inizialmente oggetti raccolti nella zona tebana, successivamente, tra il 1913 e il 1920, Ernesto Schiapparelli la ha arricchita con reperti estratti dagli scavi di Qau el Kebir e Gebelein e in seguito la Missione Archeologica Italiana, nel 1935, ha ampliato la raccolta a Eliopoli, Giza, Deir-el-Medina, Hammamija, la Valle delle Regine a Tebe e Asiut.

Una delle ultime acquisizioni importanti è il Tempietto di Ellesija, donato all’Italia dalla Repubblica araba d’Egitto nel 1970 per il significativo supporto tecnico e scientifico fornito durante la campagna di salvataggio dei monumenti nubiani minacciati dalla costruzione della grande diga di Assuan. Attualmente conta più di trentamila pezzi che danno una grande veduta sull’arte, la storia e gli aspetti più diversi della civiltà egiziana dopo il periodo paleolitico. Nello statuario sono raccolti i monumenti più grandi del Museo, la maggior parte proveniente dal Tempio di Ammone a Tebe, fra cui sarcofagi di pietra, due grandi sfingi di Amenhotep III, leoni con testa umana che stanno a simboleggiare la divinità solare del re e le grandi statue dei re d’Egitto, fra cui primeggia quella di Ramesse II, il famoso re della XIX dinastia, considerata “capolavoro dell’arte egiziana”. Fra gli altri, citiamo quello della regina Nefertari, della cui tomba tebana il museo espone alcuni reperti, il colosso di Sethi II che reca sul capo una elaborata corona, la statua di Anen, astronomo tebano del 1400 a.C., oltre a quelle di sovrani dell’età tolemaica. Di notevole interesse la statua di Thutmose III e il gruppo di Ammone, con la figura di un giovane re identificabile con Tutankhamon, e il sarcofago di Gemenfharbak della XXVI dinastia. Nelle sale del museo poste ai piani superiori del palazzo vi sono fra gli altri Il Libro dei Morti (il nome del defunto era scritto su un papiro e rappresentava la sua entrata nel regno dei morti), la tomba della regina Nefertari, la tomba di Kha, una collezione rara di papiri, una mano di mummia con un anello su cui è fissato uno scarabeo di pietra, animale considerato sacro al sole. Fra gli dèi più venerati d’Egitto vi è la testimonianza di Anubi, il dio dei morti, a forma di sciacallo, il dio Seth, a forma di asino, un tabernacolo di legno di Kasa, uno dei più antichi e pregiati oggetti di culto. Da alcuni anni si stanno compiendo lavori di ristrutturazione per rendere meglio accessibile al pubblico un patrimonio non solo torinese ma dell’intera umanità.

Il 1° agosto 2013, con la mostra dal titolo “Immortali” si è dato il via alla fase finale di una imponente fase di rimodernamento, utilizzando anche i locali della Galleria Sabauda. Ciò è avvenuto con l’inaugurazione dei nuovi ambienti ipogei posti al piano sotterraneo del seicentesco palazzo del Collegio dei Nobili. Tale lavoro di radicale ristrutturazione porterà nel 2015 a uno spazio espositivo interamente rinnovato e finalizzato alla piena valorizzazione del patrimonio museale. In futuro il Piano Ipogeo avrà una diversa destinazione, mentre il percorso museale definitivo inizierà risalendo al secondo piano attraverso un sistema di scale mobili collocate in un ideale e suggestivo percorso “di risalita del Nilo”: una emozionante passeggiata di tre piani attraverso l’affascinante mistero delle antichità egizie.

La mostra temporanea “Immortali, l’Arte e i Saperi degli antichi egizi”, che sarà la grande attrazione dell’Expo 2015, è un percorso moderno ed essenziale pensato per valorizzare un migliaio di reperti tra i più rappresentativi della collezione museale. Un cammino informale che offre al visitatore un suggestivo quanto originale approccio diretto, offrendogli la possibilità di vedere ogni reperto nelle sue tre dimensioni. Il senso della mostra è il culto dell’aldilà che rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della cultura egizia: la tensione verso la vita oltre la vita era affidata alla benevolenza delle divinità, ma paradossalmente è stato il lavoro degli uomini a rendere eterna questa civiltà.

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