La metropoli è ancora “da bere”
(…e “da mangiare”) Lo smog di qualche decennio fa è solo un ricordo e la Torre Unicredit, l’edificio più alto d’Italia, ha superato l’altezza della “Madonnina” che svetta sul Duomo.
Sempre più diffuso il culto dell’enogastronomia di alta qualità.
Tra moda, gallerie d’arte, ristoranti “in” e botteghe, in attesa dell’Expo 2015 di Franco Faggiani
Milano. Il Duomo. Foto di Franco Faggiani
Un tempo, nei fine settimana limpidi d’ottobre, si usava andare in gita sulle prime colline della Brianza, quelle che fanno da scialle alle Prealpi e da belvedere sulla pianura. Non perché fossero luoghi particolarmente ameni ma perché da lì gli adulti ci potevano indicare con orgoglio, lontano, un batuffolo grigiastro illuminato da un puntino dorato. Il batuffolo era in realtà lo smog che avvolgeva Milano e il ‘lampo fulgido’ (in realtà riflessi del sole sul suo rame dorato) non poteva essere che la Madonnina, quella eretta nel 1774 sulla guglia maggiore del Duomo, su a 108 metri d’altezza. Indiscutibile simbolo della città, insieme al ‘biscione’, come è chiamato il drago dalla forma di serpente che era parte dello stemma araldico della nobile famiglia Visconti, Signora della città per oltre due secoli.
Oggi da quelle stesse colline lo smog non si avverte quasi più (merito anche delle quattro linee metropolitane, delle quattro stazioni ferroviarie centrali e del traffico forzatamente limitato nel cuore della città) e la Madonnina è sparita. Non messa da parte, anzi, il Duomo di Milano è stato sottoposto a un recente e ampio restauro, ma nascosta dai moderni ed ecosostenibili grattacieli a specchio che svettano sui tetti ottocenteschi. Con la Torre Unicredit, inaugurata nel 2012, che punta il suo dito luminoso fino a 231 metri. Una bazzecola rispetto all’One World Trade Center di New York, che va su più del doppio, ma è pur sempre il più alto edificio d’Italia e i milanesi ne vanno fieri. È questo nuovo centro direzionale il nuovo polo di attrazione della città, nel cuore dello storico quartiere di Porta Nuova, in una specie di buon matrimonio tra piccoli edifici dall’aspetto esteriore austero che ospitano ristoranti, gallerie d’arte, antiquari, negozi di raffinato artigianato e locali più che ‘alla moda’ ‘della moda’. Per gente di spettacolo, di set fotografici, di sfilate, di show room, che a Milano si moltiplicano a vista d’occhio e danno il massimo del loro sfavillìo in due periodi dell’anno: metà settembre con la Settimana internazionale della moda, e metà aprile, con il Salone internazionale del mobile. Due avvenimenti che non solo sono esposizione di creazioni geniali e commercio di prodotti raffinati, ma occasione mondiale (stando all’origine e al numero dei visitatori) per un serrato scambio di idee ‘sulla vita che verrà’. Appuntamenti ampiamente collaudati ma che a loro volta faranno da prezioso apripista a quello che sarà per la città l’appuntamento più importante e attraente, l’Expo 2015.
Per arrivare a quella ambita meta la città ha la veste attuale di un vivace cantiere aperto, che in realtà non infastidisce ma rende partecipi del futuro sviluppo, fonde progetti, affianca stili, ricerca novità in ogni settore. Uno di quelli che sta andando per la maggiore, è quello del food (“comparto da record” titolano i giornali) dei prodotti di qualità, dell’arte del mangiar bene e del bere meglio. Aprono nuovi posti per magiare, tradizionali, etnici, futuristi e anche insoliti, come la Feltrinelli-Red, che ospita cucine e vini tra gli scaffali dei libri; le sfilate di moda e le mostre d’arte sono un tripudio di brindisi con bollicine italiane e anche l’arte non si sottrae a una comunione ‘enologica’. Insomma, ricerca e offerta del buon gusto in tutti i sensi. Ne è concreto esempio recente (aperto, infatti, dal 1° ottobre) ‘Larte’, nella centrale via Manzoni, al numero 5, nella casa che fu del poeta Carlo Emilio Gadda. Oltre 400 metri quadri in cui convivono il buon vino, la moda, il design, il cibo di qualità, l’arte d’avanguardia. Se volete, ristorante-galleria-boutique. Una buona parte di quello che insomma rappresenta ‘la bella Italia’. Naturalmente resistono, specie grazie al turismo internazionale, i tour nelle vie che formano il ‘triangolo della moda’ a due passi dal Duomo, e quella che viene definita ‘la movida’ sui Navigli, dove i canali d’acqua architettati da Leonardo da Vinci diventano, verso sera, liquido filo conduttore tra locali ‘da bere’, botteghe d’artigiani, di rigattieri e di galleristi. Vie antiche, dal selciato lucido, cortili silenziosi sui cui occhieggiano abbaini bohèmienne, là dove la città inizia a stemperarsi pian piano nella campagna.
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