New York. Mario Fratti (a destra) nel 2003, con Antonio Banderas, in quell'anno interprete del suo musical, Nine, a Broadway
È stato un anno importante per il novantenne di origini abruzzesi Mario Fratti. Dalla festa a sorpresa a maggio, al Cherry Lane Theater di New York City, ad una serie di festeggiamenti, a cui hanno presenziato tante celebrità, tenutisi sulle due rive dell’Atlantico.
Fratti, forte e gentile abruzzese com’è, ha scritto più di 90 commedie, ha vinto decine di premi, compresi cinque Tony per un unico musical, ma segue la stessa routine di lavoro ogni giorno. Professore emerito di Letteratura Italiana all’Hunter College di New York, non è solo commediografo apprezzato in tutto il mondo, ma anche critico teatrale per nove diverse testate europee. Si sveglia nello stesso appartamento dove abita dal 1963, si siede nel soggiorno, circondato da ricordi che rappresentano più di mezzo secolo di vita trascorsa in teatro. Le pareti sono tappezzate di poster di spettacoli, da uno show all’altro, a partire dagli anni ’60, le mensole grondano di premi affiancati da cimeli, foto di bellissimi attori, di set cinematografici autografati e foto di Fratti stesso che accetta un premio o si unisce a un cast teatrale per una foto-ricordo alla prima di qualche sua opera.
Dopo aver letto il New York Times, si sposta al tavolo rotondo poco fuori dalla cucina che si affaccia sul soggiorno, e entro le tredici inizia a scrivere, sempre a mano. Più tardi farà un pisolino di 30 minuti per rinfrescarsi, prima di assistere a uno spettacolo teatrale quasi ogni sera della settimana. La sua energia è leggendaria ed emana ottimismo, fiducia e incoraggiamento, per non parlare del fascino.
Fra i suoi illustri vicini di casa c’erano una volta Arthur Miller, Tennessee Williams, che poteva anche scorgere dalla finestra adiacente, e Tommy Tune.
Non è uno spettatore passivo, è critico teatrale per diversi giornali internazionali e scrive recensioni ogni settimana, dando così esposizione mediatica a tanti attori, commediografi, e teatri grandi e piccoli.
Conosciuto soprattutto per il suo musical Nine (inspirato al famoso film di Fellini, 8½, e la cui produzione originale, nel 1982, vinse il Premio O’Neill, il Premio Richard Rodgers, due premi Outer Critics Circle, otto premi Drama Desk, cinque Tony e nel 2003, per la versione interpretata da Antonio Banderas, ricevette il Premio Otto per il Teatro di Impegno) Fratti è coerente con se stesso. Fortemente influenzata da suo padre, che era sindacalista in Italia e socialista, la produzione di Fratti riflette sempre una coscienza di classe e una passione per la giustizia sociale. Fra le figure letterarie che l’hanno influenzato ci sono Albee, Brecht, Miller, Williams and Paddy Chayefsky.
Nine ha avuto anche una versione cinematografica, nel 2009, diretta da Rob Marshall, con un cast stellare: Daniel Day-Lewis, Penélope Cruz, Nicole Kidman, Marion Cotillard, Judi Dench, Kate Hudson e persino Sophia Loren.
Come è nato Nine?
Era un adattamento del film 8½ trasformato nel musical di Broadway, Nine. Ci sono voluti anni, ma per farla breve, una volta che andò in scena in un teatro del Connecticut, la mia amica Katherine Hepburn venne a vedere la prima e scrisse una lettera a Fellini, il che facilitò molto le cose. Poi ho fatto squadra con Maury Yetson, che ha anche lavorato sui testi.
Nota: diretta da Tommy Tune, con coreografie di Thommie Walsh, Nine andò finalmente in scena a Broadway il 9 Maggio 1982, al 46th Street Theatre, e proseguì per 729 performances, con Raul Julia come protagonista.
Qual è la chiave del successo per un commediografo?
La perseveranza. “Non arrenderti mai” è quello che dico ai miei studenti. Arthur Miller una volta disse che scrivere una commedia è come essere incinta (non che io o lui sapessimo come fosse) perché puoi tenerti tutto dentro anche per anni finché non hai un buon finale… e seguo il suo consiglio ancora oggi.
I titoli delle sue opere tendono ad essere di una parola sola; è una strategia?
Sì, dico ai miei studenti di limitare il titolo ad una sola parola, e fare di quella la tematica della storia.
Un breve elenco illustra questa regola: Suicide, The Cage, The Return, The Academy, Mafia,The Bridge e naturalmente, Nine.
Quali sono gli argomenti che più la attraggono come autore?
Storia e biografie di persone viventi, o comunque non del passato remoto, da Eleanor Duse a Nixon, e la mia visione è sempre ottimistica.
Perché scrive sia commedie che poesie?
Mi vengono facili i dialoghi; la poesia spesso si scrive da sola. Preferisco scrivere in inglese perché uso un lessico più semplice, mentre se scrivessi in italiano potrei essere tentato da una scrittura troppo lunga ed elaborata; è la natura delle lingue.
Qual è il prossimo progetto per Mario Fratti?
Ancora teatro, ancora commedie, ogni giorno… siamo pieni di guai ma sono ottimista, voglio credere che tutto migliorerà, lo scopo della vita è di aiutare il prossimo e io lo faccio nel mio piccolo mondo, regalo le mie commedie – sono pensionato, ho la libertà economica per poterlo fare.
Il Premio Mario Fratti è assegnato ogni anno all’autore di una commedia originale, scritta in inglese, in italiano o in dialetto italiano, mai messa in scena né pubblicata. Il commediografo vincente ha diritto a una traduzione della sua opera in inglese, nonché alla produzione della sua commedia sotto forma di reading fatto da attori professionisti, a New York, durante l’evento “In Scena! Italian Theater Festival”.