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- FEBBRAIO 2018 -
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Monumenti italiani a New York
Quella statua di Dante nel cuore di Manhattan Si trova a Dante Park (o Dante Square), a due passi dal Lincoln Center. E sono tanti, a New York, i monumenti dedicati a grandi personaggi italiani. Merito di Carlo Barsotti, l’illustre fondatore de Il Progresso Italoamericano, che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento fu capace di raccogliere i fondi per realizzare le opere e di ottenere che fossero collocate in punti strategici della città di Tiziano Thomas Dossena
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New York. Dante Park. Foto gentilmente concessa da Christina Figueroa

      Passeggiando per New York City non si può fare a meno di notare una serie di monumenti di celebri personaggi italiani che adornano questa meravigliosa metropoli. I più importanti furono realizzati grazie all’intensa e lunga campagna del Cavalier Carlo Barsotti, l’editore de Il Progresso Italoamericano (1879-1989): il più vecchio e accreditato giornale scritto in italiano negli Stati Uniti. Questo importante personaggio italiano emigrò negli Stati Uniti nel 1872 da Santa Maria, un piccolo paese vicino Lucca, in Toscana. Fondò il giornale e, in breve tempo, lo rese, con le sue 125.000 copie, il giornale in lingua straniera con la maggiore diffusione. Si fece un nome, all’epoca, anche fondando la Banca Italoamericana, che purtroppo fu liquidata dopo la sua morte.

      Barsotti, tuttavia, è noto soprattutto per il suo impegno per collocare statue di importanti figure italiane in punti strategici della città. Riuscì a raggiungere il suo obiettivo iniziando una raccolta di fondi con questa finalità attraverso il suo giornale, rivolgendosi principalmente agli immigrati italiani e agli amanti della cultura italiana. Una volta raggiunta la somma sufficiente per l’ordine di una statua si dedicava alle opportune pressioni politiche sui governanti della città per collocare la statua nella location prescelta.

      I suoi sforzi hanno funzionato: Washington Square, nel mezzo di un quartire alla moda come il Village, esibisce il trionfo della sua strategia con la magnifica statua di Giuseppe Garibaldi (1888); la statua di Colombo (1892) veglia sul traffico intenso del Columbus Circle e nell’Upper West Side c’è l’affascinante Verdi Square, con la statua del grande compositore e quelle di alcuni personaggi delle sue opere immortali (1906). Ebbe talmente successo che più di 200.000 italiani presenziarono allo scoprimento del bronzo dedicato a Giovanni da Verrazzano (1909), nella splendida location di Battery Park, alla foce dell’Hudson.

      C’è una statua, tuttavia, che risulta un po’ nascosta per la sua posizione in un piccolo parco vicino al Lincoln Center. L’imponente bronzo di Dante Alighieri si nasconde tra il fogliame e i rami degli alberi, giusto al di là della strada del rinomato musical Center. Dante Park (o Dante Square – il luogo viene definito in entrambi i modi) è una piacevole sorpresa per i pochi fortunati che si accorgono della sua presenza.

      Alta nove piedi e mezzo (265 cm), il bronzo è posizionato su di un imponente piedistallo di granito, rendendo impossibile, per il passante distratto o frettoloso, accorgersi della sua presenza.

      La statua, che fu descritta dal poeta e studioso italiano, Giovanni Pascoli, come la migliore figura di Dante mai scolpita, era stata fusa a New York dal Roman Bronze Works e piazzata nel parco dedicato al grande fiorentino nel 1921. Una copia della statua, fatta con la stessa colata, è una delle attrazioni del Meridian Hill Park, a Washington D.C.

      Un fatto intrigante connesso con la statua è che il Commendator Barsotti, che era incline alle idee grandiose – come il finanziamento personale di un tunnel tra Siena e Lucca, in Italia, al costo di 250.000 dollari (nel 1922) –, originariamente intendeva piazzare una diversa versione della statua a Times Square.

      La statua di Times Square fu rifiutata e la location scelta fu Colonial Park. Dopo aver raccolto i fondi, Barsotti ordinò la statua dallo stesso scultore di quella che abbellisce oggi Dante Park, il siciliano Ettore Ximenes. La statua arrivò a New York nel 1912 ma fu respinta dall’Art Commission unicamente per demeriti architettonici: cioè, era eccessivamente grande per un monumento. La statua, secondo il New York Times, era composta da “un piedestallo ed un’asta sormontata da una stella. La figura di Dante sta con la sua schiena verso l’asta. Sopra la testa del poeta, in rilievo, c’è un’aquila che tiene una corona di alloro”. L’altezza totale di questo monumento grandioso era di 50 piedi (ma di 29 secondo un altro articolo dello stesso giornale in data diversa) e l’Art Commission aveva dimostrato buon senso nel rifiutare una tale opera, obiettando innanzitutto sulla necessità “di assemblare 230 pezzi diversi”. Un altro problema era il piedistallo creato dallo scultore italiano. Una scelta strana poiché normalmente “lo scultore si limita all’opera, lasciando la scelta di piedistallo e asta a coloro che mettono in posa la statua”.

      L’entusiasmo di Barsotti di eclissare qualsiasi altro monumento di New York con la statua di Dante gli si ritorsero contro e la statua rimase al molo della linea Hamburg-American in Hoboken, presto dimenticata e abbandonata. Un’altra raccolta di fondi portò, nove anni dopo, la seconda statua di Dante al Lincoln Center, e nacque subito il mito che non c’erano stati abbastanza fondi per acquistare una statua più grande. Più facile dire così che raccontare la verità: questo era stato uno dei sogni di Barsotti troppo grande per l’abbraccio di New York.