New York. Annie Rachele Lanzillotto durante la parata degli scrittori italoamericani. Foto gentilmente concessa da Audrey Kindred
Il Columbus Day, nonostante le recenti polemiche, è ancora una grande ricorrenza negli USA e molti italoamericani la celebrano con entusiasmo.
La data è quella del secondo lunedì di ottobre e a New York i festeggiamenti e gli incontri di rito culminano con una mastodontica parata che quest’anno ha visto sfilare, su invito della grande catena Barnes & Noble, scrittori italoamericani che con fantasia e vitalità hanno percorso le strade di Manhattan su un carro allestito per l’occasione.
Annie Rachele Lanzillotto, che ci tiene a precisare di essere barese-americana, con radici ad Acquaviva delle Fonti, è autrice di L is for Lion e Schistsong e sono di prossima uscita (marzo 2018), per Guernica Editions, due suoi nuovi volumi: Hard Candy: caregiving, mourning and stage light e Pitch, Roll, Yaw.
“Sono aperta al pluralismo –racconta – mi piace andare dove non sono d’accordo con tutti. Così, quando agli autori italoamericani è stato chiesto di marciare sulla Fifth Avenue nella Parata del Columbus Day 2017, con il gran maresciallo Leonard Riggio, fondatore e presidente di Barnes & Noble, ho risposto sì. Ho voluto esercitare il mio diritto di libertà di parola con cartelli fatti a mano che esprimevano le mie convinzioni. Su un cartello ho scritto: Leggimi. Sono italiano, per sfatare gli stereotipi in base ai quali dobbiamo essere baciati o pizzicati e per evidenziare fortemente la nostra grandezza letteraria. Ho marciato con in mente i miei antenati, contadini baresi, che sono stati autodidatti nella loro alfabetizzazione. Mia nonna, Rose, di Acquaviva delle Fonti, che da ragazza lavorava nei campi, imparò da sola a leggere, nel Bronx, studiando le parole che la circondavano: parole che sfrecciavano dappertutto, ai lati dei camion, nei negozi, sui treni”.
“Su un altro cartello – prosegue la Lanzillotto – ho scitto Onora l’indigeno per fare riferimento alla consapevolezza che proprio qui, sulla Fifth Avenue, marciamo su un terreno tribale sacro dove massacri, stupri, saccheggi, guerre, schiavitù e la decimazione degli indigeni hanno portato alla nascita di questo luogo che ora conosciamo come ‘paese’, sì lo stupro ha avuto come risultato la nascita, il risultato è stato il ‘paese’. Ho marciato per sostenere ed essere in sintonia con una pluralità di voci. Dobbiamo continuare a parlare, onorare il passato e non solo pavimentarlo. Da molti, uno soltanto”.