Il leggendario “Piccolo Fiore” italiano che governò New York Figlio di un immigrato pugliese originario di Cerignola (Foggia), viene ricordato per l’altissimo senso di giustizia e per la forza con cui sostenne la causa dei poveri.
Uno degli aeroporti di New York porta oggi il suo nome di Joseph Tusiani
Fiorello La Guardia. Immagine tratta
dalla Collezione "Mayor Fiorello La Guardia"
degli Archivi La Guardia e Wagner, CUNY
L’elezione di Fiorello La Guardia a sindaco di New York (7 novembre 1933) accese l’orgoglio di tutti gl’italiani d’America; se ne rese subito interprete Onorio Ruotolo, il quale, sul verso della medaglia commemorativa, volle incidere Ercole nell’atto di bruciare con un tizzo fiammante le sette teste dell’idra. Era quanto dal “Piccolo Fiore” si aspettavano non solo gl’italiani ma tutti i newyorkesi, stanchi del mostruoso serpente acquatico: corruzione, miseria, ingiustizia, pregiudizi razziali, ecc. Ma la metafora dello scultore era più sottile che non sembrasse. La seconda fatica di Ercole sottintendeva la prima: il “Piccolo Fiore” aveva già vinto il leone nemeo, tutte le forze, cioè, che avevano tentato d’ostacolarne l’ascesa.
Il resto appartiene alla storia, e la storia ha già l’alone della leggenda: “La Guardia” si chiama oggi uno dei due aeroporti di New York e dello stesso nome “Fiorello” si è impossessato il cuore di Broadway con una vivacissima commedia musicale.
Il termine politician non è quasi mai associato a somma probità; ma si fa un’eccezione nel caso di questo figlio d’emigrati che, già da console americano nell’Italia Irredenta e poi da rappresentante (per 14 anni) al Congresso degli Stati Uniti, si era fatto notare per il suo altissimo senso di giustizia e per la forza con cui aveva perorato la causa dei poveri. La città di New York aveva bisogno di un La Guardia, il quale, dal primo momento, si mise al lavoro: licenziò impiegati corrotti, si nascose tra la gente per vedere come funzionassero certi uffici, defalcò il suo stesso stipendio prima di parlare di ristrettezza di cinghia, istituì il ‘Welfare’ per l’assistenza dei poveri e degli inabili al lavoro, facendosi così banditore della nuova era del ‘New Deal’. Ma non si pensi affatto al funzionario rigido e compassato. Fiorello La Guardia brillò anche per il suo carattere bonario e ridanciano, spesso circonfuso di luci da circo. Non si vergognò di farsi fotografare nell’atto di mangiare pizza e spaghetti in mezzo agl’italiani, e, molte volte, dai microfoni delle radio, con la sua vocetta che inaspettatamente tinniva qual lamina di stagno, leggeva e commentava i fumetti ai bambini in ascolto, lui, il più birichino di tutti.
Il Presidente Franklin Delano Roosevelt lo nominò, nel 1941, “Chief of the United States Office of Civilian Defense” e, nel 1946, direttore della UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), organo indispensabile alla ricostruzione dell’Europa appena uscita dallo sfacelo della seconda guerra mondiale. Fiorello La Guardia morì l’anno seguente.
Da: Joseph Tusiani, I grandi italiani d’America (2011)
A cura di Cosma Siani
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