Vent’anni di incontri al Greenwich Village Grazie al carisma di uno scrittore come Robert Viscusi, presidente dell’associazione, scrittori e poeti italoamericani si incontrano ogni mese e organizzano insieme iniziative promozionali di Flavia Pankiewicz
New York. Vittoria Repetto presenta il
suo libro, Not just a personal Ad
(Guernica Ed.), durante una riunione
della IAWA. Foto gentilmente
concessa da ThatWasZen
Nel downtown di Manhattan c’è una piccola caffetteria. Si chiama Cornelia Street Café e si trova proprio nel cuore del mitico Greenwich Village. La sera del secondo sabato di ogni mese si affolla di scrittori, poeti, editori, studiosi, italoamericani, americani d’origine italiana e italiani, o di semplici amanti della letteratura, di qualsiasi etnia. È l’appuntamento fisso della IAWA, l’Italian American Writers Association, ed è un democratico reading, di poesia o di brani di prosa, aperto a tutti. Se l’evento continua a tenersi con successo e ad essere, oltre che un incontro fra vecchi amici, un fucina, un banco di prova, una “piazza” in cui confrontarsi con altri scrittori e con esperti o appassionati di letteratura italoamericana lo si deve principalmente al presidente dell’associazione, il vulcanico Robert Viscusi, scrittore, poeta, saggista, “Broeklundian Professor” presso il Dipartimento di Inglese e Direttore del Wolfe Institute for the Humanities al Brooklyn College della City University of New York. Figura carismatica del mondo della cultura newyorkese, Viscusi – che ha al suo attivo importanti riconoscimenti, compreso il prestigioso American Book Award, vinto nel 1996 con il suo romanzo, Astoria – è l’animatore infaticabile del sodalizio (che ha fondato nel 1991 con Theresa Aiello Gerber e Peter Carravetta) che, oltre all’incontro mensile al Cornelia Street Café, organizza eventi di promozione della produzione letteraria italoamericana.
La finalità dell’associazione è infatti quella di stimolare e promuovere in ogni modo la produzione, la pubblicazione e la diffusione della scrittura italoamericana, e lo statuto della IAWA fa riferimento a tre regole fondamentali: read one another / write or be written / buy our books (leggetevi l’un l’altro / scrivete piuttosto che lasciare ad altri il compito di scrivere di voi / comprate i nostri libri), un modo intelligente per “fare corpo”, creare un mercato di base e crescere d’importanza nel complesso e articolato panorama letterario americano.
Il cuore dell’associazione è New York e la maggior parte degli attuali 500 soci vivono in città o nel suo interland, anche se un certo numero di soci hanno aderito al sodalizio dagli stati più remoti d’America e qualcuno anche dall’estero.
Tra i soci della IAWA molti nomi di spicco, come quelli di Anthony Julian Tamburri, il dean della SUNY (State University of New York), lo scrittore e accademico Fred Gardaphé, l’editore italo-canadese Antonio D’Alfonso, lo studioso di letteratura italoamericana Martino Marazzi. E poi Maria Mazziotti Gillan, scrittrice, poetessa e direttore del Programma di Creative Writing della Binghamton University e del Poetry Center del Passiac County Community College, e scrittori e poeti come Maria Fama, Gil Faggiani, George Guida, James Perriconi, Vittoria Repetto, Michael Cirelli, Angelo Zeolla, Nick Matros, Maria Lisella, Amy Barone, Emelise Aleandri, solo per citare alcuni nomi.
“Per gli scrittori italoamericani, in questi vent’anni, sono migliorate tante cose –afferma Viscusi – l’etichetta ‘Italian American literature’ è ormai accettata e tanti scrittori italoamericani godono della considerazione della stampa e delle Case Editrici.”
E riguardo al ruolo che possono avere, nella società odierna, la letteratura e la poesia il presidente della IAWA non ha dubbi: “Hanno il compito di esprimere le esperienze e i sentimenti della gente, oltre a quello, peculiare dell’arte di ogni tipo in ogni momento storico, di creare, quando c’è il talento, qualcosa di bello che possa lasciare una traccia incancellabile per le generazioni future.”