Christian Cordella e Karl Urban
Christian Cordella colpisce ancora. Il costume illustrator salentino, americano d’adozione, a Hollywood è una garanzia: spesso è lui a firmare il look per il grande schermo di personaggi che popolano l’immaginario collettivo. Ma quanti sanno che dietro il loro aspetto si cela la mano di un pugliese di talento?
Gli ultimi titoli in cui si può apprezzare il suo contributo sono Thor: Ragnarok e It. Nel primo, una commedia supereroistica che chiude una trilogia del Marvel Cinematic Universe, ha avuto modo di rivisitare l’iconografia degli abitanti di Asgard. Stavolta il mondo ultraterreno patria del Dio del Tuono è minacciato nientemeno che dall’apocalisse norrena (il “Ragnarok”, appunto). Nel secondo, nuovo adattamento dopo la miniserie tv del 1990, ha dovuto ridisegnare l’aspetto del diabolico pagliaccio Pennywise, incarnazione del Male che perseguita per anni un gruppo di ragazzini dell’America profonda, i Perdenti del celebre romanzo di Stephen King (1986). Un successo sia editoriale (e di critica) che al botteghino.
Visto il successo di queste due pellicole abbiamo pensato di sentirlo.
L’approccio audiovisivo dei suddetti film sembra improntato alla nostalgia degli Eighties, tanto in voga negli ultimi anni (si pensi alla retrowave musicale, ad esempio). Cosa è cambiato nel risultato finale?
Nel momento in cui si riprendono gli anni Ottanta il design diventa più colorato e geometrico.
Nel fumetto World War Hulk il gigante verde diventa suo malgrado un gladiatore sul pianeta Sakaar. Come hai riconfigurato i personaggi per renderli combattenti da anfiteatro?
Mi è piaciuto particolarmente lavorare sull’armatura di Thor che, ambientata nell’enorme struttura di un’arena, non poteva che essere quella di un gladiatore romano.
In Thor: Ragnarok l’approccio del regista, il neozelandese Waititi, è stato quello di allontanarsi dai toni seriosi dei due precedenti capitoli. Questa decisione quanto ha influenzato il design dei costumi?
In questo lavoro si è voluto rendere omaggio al creatore di fumetti Marvel, Jack Kirby, e al grande produttore Stan Lee, che hanno inventato il personaggio di Thor. Taika Waiti ha voluto stravolgere il personaggio rendendolo più semplice e a tratti esilarante. Abbiamo lavorato in un’atmosfera serena, amicale. Il regista ha trasmesso uno spirito umoristico non solo nel film, ma anche in tutto il crew.
Quali sono i personaggi dei due film con cui ti sei divertito di più?
Un personaggio su cui mi è piaciuto particolarmente lavorare è stato Skurge, interpretato da Karl Urban. L’avevo già incontrato in Star Trek Beyond ed è stato molto gentile nell’apprezzare il mio lavoro, rivisto e reinterpretato dopo sette anni.
Rispetto al primo adattamento, stavolta in It l’aspetto del pagliaccio Pennywise è fedele a quello del romanzo. È stato molto difficile raggiungere l’equilibrio giusto tra gli elementi realistici e quelli soprannaturali? Su cosa avete puntato per renderlo inquietante?
Su It ho fatto uno studio particolare e per arrivare alla miglior resa del personaggio ho preparato 123 schizzi. Il vecchio clown non doveva essere né moderno, né come quello della prima serie, perché lì aveva costumi più ristretti, piccoli, quasi infantili e mai sinistri.
Siete stati in contatto con Stephen King durante la lavorazione del film? Vi ha intimorito il dovervi confrontare con un libro così amato?
Stephen King ha dato la massima fiducia al regista e, ovviamente, quando si lavora con questi grandi c’è una grossa responsabilità per raggiungere un equilibrio che soddisfi lo spettatore che ha letto il libro.