[Preti e frati
Non sono mai sazi]
(Salento) di Alberto Sobrero
Bruno Maggio. China
Questo è uno dei tanti, anzi tantissimi proverbi che hanno per protagonista il prete. Il prete era una figura centrale nell’organizzazione di una comunità rurale: presiedeva a tutti i riti di passaggio della vita personale (nascita, matrimonio, mor-te) e sociale, era depositario – attraverso la confessione ¬– di tutti i segreti più intimi di tutte le persone della comunità, era consigliere ascoltato, predicatore e – oggi si direbbe – motivatore di prim’ordine. Era persino padrone incontrastato di un linguaggio esoterico dal sapore magico (il latino), e in ultima analisi poteva disporre direttamente o indirettamente del destino di molti (far studiare i figli in un collegio, ma anche colpire con uno stigma sociale non rimediabile, attraverso una semplice deprecazione dal pulpito).
Attraverso i proverbi – nei quali si depositano stereotipi e pregiudizi sociali – possiamo dunque farci un’idea dell’impatto di questa figura sulla compagine sociale del paese, capire quanto e perché era amato / odiato, ammirato / disprezzato, temuto, invidiato, venerato….
Ho fatto uno spoglio dei proverbi salentini, scegliendo quelli che hanno per protagonisti preti e monaci. Ecco una breve rassegna di quelli che, proverbialmente, sono i loro principali vizi e difetti.
Ma c’è di più, molto di più. Alcuni proverbi trasudano acrimonia: i preti compaiono in una lista che potremmo definire dei depredatori, addirittura a fianco dei briganti: prèiti e bbricanti / cèrcane cuntant”; lu prèite cu lla stola / lu banditu cu lla pistola / cce òlene òlene “il prete con la stola / il bandito con la pistola / quello che vogliono vogliono”. E non basta: i suggerimenti diventano istigazioni a compiere azioni sempre più forti, in un crescendo rossiniano: bisogna tenerli lontani (prèiti, monici e ccani / stàmune sempre luntani), bisogna tenersi pronti a menar le mani (preiti, monici e ccani / teni sempre la mazza a li mani “tieni sempre il bastone a portata di mano”), anzi bisogna dargli un colpo in testa e abbandonarli (mònici, prèiti e pàssari / càzzali la capu e llàssali “monici, preti e passeri / un colpo in testa e làsciali”). Colpisce una cosa: sono tutti stereotipi negativi, ma in un certo senso generici. Potrebbero applicarsi – e spesso si applicano – anche all’avvocato, o al dottore. Perché dunque questo accanimento proprio contro preti e monaci? Quannu de maritati, de prèiti e dde frati se face ncantare /la fìmmana mutu perde pe ppocu guadagnare “quando si fa incantare da maritati, da preti e da frati, la femmina molto perde per poco guadagnare”; lu monicu ca cerca / cerca pe ddoi “il monaco che cerca / cerca per due [anche per la sua amica]”: vuol dire che preti e frati si lasciano irretire dalle donne. E questo mette in allarme l’ossessione possessiva del maschio nei confronti della sua femmina. Duttori, avvucati e pprèiti / nu sputane mai a llu piatti “non sputano mai nel piatto”: vuol dire che fanno parte della classe dominante, stanno sempre dalla parte di chi comanda, e questo suscita la diffidenza e l’ostilità di chi si trova per tutta la vita dalla parte dei più deboli, e vede in queste scelte delle pratiche di vita sociale contrarie al Vangelo. Che questa incoerenza fra vita predicata e vita vissuta sia centrale nella rap-presentazione negativa del prete lo attestano infine due proverbi a sfondo religio-so: prèiti e mmonici / sèntite missa e ffusci “séntiti la messa e scappa”; prèiti an terra, prèiti an cèlu / picca prèiti a llu vangelu “preti in terra, preti in cielo / niente preti al Vangelo”. Le ragioni profonde sono dunque perfettamente pertinenti allo specifico della vita sacerdotale, e toccano questioni ancora oggi di grande attualità: in termini moderni, il celibato, una scelta di vita fedele al Vangelo. Questi proverbi: sembrano di un’epoca preistorica, poi si scopre che sono attualissimi. Anzi, fanno sorgere un dubbio: non sarà che la dottrina pastorale di Papa Francesco si ispira ai nostri detti popolari?
Non si critica la messa, non si critica il Vangelo, che anzi sono il perno della vita spirituale e morale, ma si criticano i preti che al di fuori della messa si comportano in modo indegno, e che non seguono la via indicata dal Vangelo.