RIVISTA ON-LINE DI CULTURA E TURISMO
- FEBBRAIO 2018 -
HOME - Puglia - Proverbi dialettali - Gli ipocriti? Più pericolosi del calcio di un mulo
Proverbi dialettali
Gli ipocriti?
Più pericolosi del calcio di un mulo
Tre cose t’ài guardare
Lu culu de li muli
Lu dente de li cani
E cci tene sempre rusariu a lli mani

[Da tre cose ti devi guardare
Il culo dei muli
Il dente dei cani
E chi tiene sempre il rosario fra le mani]
(Salento)
di Alberto Sobrero
CONDIVIDI Facebook Twitter

Bruno Maggio. China

Una struttura ricorrente, quasi tipica, dei proverbi è quella cosiddetta triadica, costituita dal succedersi di tre elementi (parole, frasi, ma spesso – anzi quasi sempre – versi) che contrassegnano ritmicamente il succedersi degli argomenti e il progredire delle argomentazioni. Nel nostro caso si tratta di un elenco di ‘cose’ pericolose, presentate secondo una schema che mette in primo piano proprio il numero tre: “Da tre cose…”. Lo schema è così ricorrente che Nicola De Donno, il massimo raccoglitore e studioso di proverbi salentini, vi ha dedicato un libro in cui ha raccolto ben 516 proverbi a struttura triadica. Il titolo è 516 proverbi salent(r)ini ma il sottotitolo è eloquente Il numero tre nell’immaginario popolare di Terra d’Otranto (Congedo, Galatina 1994).

Perché proprio il numero tre? La risposta non può che riposare sulle misteriose valenze simboliche attribuite a questo numero da tutte le culture, antiche e meno antiche: per la nostra civiltà basta pensare alla centralità della Santissima Trinità nella dottrina cattolica: ma gli esempi sono davvero molti. Oltre a questo piano, per così dire, misterico, il fascino del numero tre si dispone, per il nostro proverbio, anche su altri due piani, insieme paralleli e convergenti: il piano metrico-ritmico e quello della cosiddetta ‘progressione tematica’.

Metricamente, si osservi la successione: lu culu de li muli è un settenario, lu dente de li cani è un altro settenario dalla struttura identica al precedente: ma il terzo verso rompe del tutto l’armonia, con la somma di due senari: e cci tene sempre e rusariu a lli mani. L’attenzione di chi ascolta (perché i proverbi si ascoltano, non si leggono) è tutta sul terzo verso, che spariglia la metrica impostata dai primi due, creando un curioso – e intrigante – effetto di disarmonia. Ritmicamente, un crescendo.

Sul piano della progressione tematica, cioè della successione dei contenuti, la scalarità è perfettamente analoga. Il primo verso della triade parla di una parte poco nobile del corpo di un animale (il culo del mulo: con assonanza interna); il secondo segue la stessa strada parlando di una parte in qualche modo temibile del corpo di un altro animale (il dente del cane); il terzo cambia completamente strada, parlando non di un animale ma dell’uomo, non di una parte del corpo ma di un oggetto di alto valore simbolico (il rosario), e del male che può derivare non da un pericolo fisico portato dal mondo della natura ma da un vizio morale, da una deformazione caratteriale portati dal mondo dell’uomo. Anche in questo caso, due versi di preparazione e il terzo di rottura. Inutile dire che l’insegnamento prodotto dal proverbio è concentrato sull’ultimo verso, quello in cui culmina il crescendo ritmico, metrico, contenutistico.

Anche così si costruisce un proverbio: creando attese e poi eludendole, infrangendo una regola appena statuita, stupendo chi ascolta con un finale inatteso. È lo stesso principio del romanzo giallo: con la differenza che qui tutto si svolge nel fulmineo spazio di tre versi.

Il lettore avrà naturalmente osservato che, dando peso alla progressione di cui s’è parlato, l’ipocrisia di un uomo appare più pericolosa del calcio di un mulo o del morso di un cane. Come dire che sul palcoscenico della storia il ruolo del cattivo è riservato all’uomo.

Temo proprio che sia questo il messaggio profondo di questo proverbio triadico di antica saggezza.

Altri articoli
Proverbi dialettali   Mogli e buoi… Proverbi dialettali   Quella cattiva reputazione dei preti… Proverbi dialettali   Donna Capra Dal Medioevo a Sgarbi Proverbi dialettali   “Dopo Natale arriva il freddo” I proverbi meteorologici più radicati di quelli religiosi Proverbi dialettali   Un fantastico, modernissimo strumento didattico: la filastrocca Proverbi dialettali   Quando la parodia può sfidare la sacralità Proverbi dialettali   La felicità dipende da come gestiamo il tempo Proverbi dialettali   Se la frasca indica la qualità… Proverbi dialettali   La donna, che ingannatrice! Proverbi dialettali   Quando il proverbio lo dettava il calendario... Proverbi dialettali   Tieniti pronto alle delusioni! Proverbi dialettali   Attenti al sesso femminile! Proverbi dialettali   Quella mancanza di fiducia nella scienza… Proverbi dialettali   Per conquistare il paradiso… bisogna soffrire Proverbi dialettali   Dalla poesia alla “prosa” Questo è l’amore Proverbi dialettali   …Ma l’amore è speranza Proverbi dialettali   “Verba volant” Cosa è cambiato tra oggi e il passato Proverbi dialettali   Dalla filosofia di Eraclito al rock di Vasco “tutto scorre” Proverbi dialettali   Al di là del giardino c’è “l’altro”. L’odioso pregiudizio è duro a morire Proverbi dialettali   Nulla è come il vino-sangue di Cristo. Quando la saggezza popolare è “diversamente sofisticata” Proverbi dialettali   La rivincita dei cibi ‘poveri’ Proverbi dialettali   Guai? Ognuno pensi per sé Proverbi dialettali   Ma quale “Eldorado”?! Proverbi dialettali   Saggezza contadina Anche lo Stato dovrebbe considerarla Proverbi dialettali   …Così passa la settimana dello scansafatiche Proverbi dialettali   Niente collera se vuoi mantenerti in salute Proverbi dialettali   Meglio un “praticone” che un “saputone” Proverbi dialettali   Se si ammala un “povero” non c’è speranza Proverbi dialettali   La dura legge della fame Proverbi dialettali   La prima lezione di vita? In una ninna-nanna Proverbi dialettali   Uomo e donna: un vecchio proverbio – incredibile! – sancisce la parità. Per le botte… Proverbi dialettali   Le donne? Streghe che portano alla forca Da usare per l’amore e per far figli Proverbi dialettali   Il matrimonio: che condanna per gli uomini! Proverbi dialettali   Le donne “diaboliche portatrici di perdizione” Proverbi dialettali   Le donne Più vicine al diavolo che all’acqua santa Proverbi dialettali   La perenne diffidenza del popolo verso “la casta” Proverbi dialettali   Una giocosa filastrocca per l’amaro fatalismo dei subalterni Proverbi dialettali   I superprivilegi di chi maneggia il denaro: una storia di sempre Proverbi dialettali   Quell’odioso pregiudizio verso i diversi Proverbi dialettali   Il potere del povero Proverbi dialettali   Se “aggiungi un posto a tavola”… Proverbi dialettali   Le leggi non scritte dell’ingiustizia sociale Proverbi dialettali   La superbia dell’uomo-pulce Proverbi dialettali   Autorità e sudditi Un rapporto senza speranza Proverbi dialettali   Il fatalismo dei deboli Proverbi dialettali   Perché i proverbi