Da usare per l’amore e per far figli La fèmmene fasce la forche e u uòmmene se mbbènne
[La donna prepara la forca e l’uomo vi s’impicca]
(Puglia settentrionale) di Alberto Sobrero
Bruno Maggio. China
Format “Chi dice donna dice danno”. Plot crudele, location spietata. Ci fa immaginare la piazza principale addobbata come per le grandi ricorrenze, un brulicare di folla eccitata e assetata di sangue, e il povero marito che s’avvia al patibolo, dove la moglie perfidamente soddisfatta sta dando gli ultimi ritocchi alla forca che ha appena finito di allestire. È un’immagine cruda, tratta dalla galleria delle figure femminili che popolano i proverbi pugliesi: una galleria, però, molto particolare.
Nei proverbi si riflettono i vizi (tanti) e le virtù (poche) del genere umano, e troviamo perciò personaggi dai caratteri più diversi: l’imbroglione e l’ingenuo, il servo e il padrone, l’avaro e il prodigo, il vincente e il perdente, la cicala e la formica, il lupo e l’agnello… Questo per gli uomini. Per le donne è diverso. Non ci sono astute e ingenue, dominatrici e oppresse, perfide e soavi, streghe e fate, ma solo (o quasi solo) donne astute, donne dominatrici, donne perfide. Streghe. E il loro rapporto con l’uomo non potrebbe essere più conflittuale.
Per ricostruire il quadro scorriamo qualche altro proverbio, sempre dell’area barese: le donne che si fanno apprezzare sono rarissime:
Le fèmmene sò ccome a le melune / oggne e ccìinde n’acchie iune
[Le donne sono come meloni / ogni cento ne trovi una buona].
In realtà sono tutte furbe di tre cotte:
La fèmmene è nnate prime du diàuue
[La donna è nata prima del diavolo]
e usano la loro arma più potente – la seduzione – sempre ai danni dell’uomo. Con la bellezza nascondono i vizi dell’anima:
La fèmmene iè ccome la castagne / da fore iè bbone e iìnde tène la magagne
[La donna è come la castagna / di fuori è bella e dentro nasconde la magagna]
e hanno un potere immenso sull’uomo perché gli fanno perdere il controllo di se stesso, come quando è ubriaco fradicio:
Fèmmene e mmìire lèvene u gedìzzie o u uòmmene
[Donne e vino portano via il giudizio all’uomo].
L’uomo deve temere i baci della donna, perché attraverso i baci lei vorrebbe Abusare della sua disponibilità affettiva:
Fèmmene e peccenìnne se vàsene aquanne dòrmene
[Donne e bambini si baciano solo quando dormono].
Alla larga, dunque, dal matrimonio:
Iòmmene nzerate / mìinze nguaiate
[Uomo sposato / per metà inguaiato]
Ci pigghie megghière pigghie uà
[Chi prende moglie prende guai].
Infatti
U prim’anne a ccore a ccore / u second’anne a ccule a ccule / u terz’anne a ccalge n-gule
[Il primo anno cuore a cuore / il secondo culo a culo / il terzo a calci in culo].
E allora, come si deve comportare un uomo sposato? Ha due strategie a disposizione, l’una per gestire la donna di casa, l’altra per le altre donne. Se la moglie non lo soddisfa la regola è:
Quanne iàcchie la mala megghière / fave credìve e lliòne de père
[Quando ti ritrovi una cattiva moglie / fave per minestra e botte di legno di pero sulle spalle].
Ma può l’uomo accontentarsi di una donna ‘mala’? No, seguirà la regola aurea:
Cìinde pe fenèste / e iùne pe requèste
[Cento donne per finestra (per il tuo piacere) / e una da tenere come una reliquia].
Con questo tratto il quadro del rapporto uomo-donna nei proverbi è quasi completo. Per dargli un titolo emblematico potremmo attingere a un detto antico ancor più crudo, riportato nei Diurnali di Matteo Spinelli da Giovinazzo (1258) e attribuito addirittura a re Manfredi:
Le fèmmine songo sacchi.
Proprio così: sono buone da riempire e da svuotare. Servono giusto all’uomo per fare l’amore (ma il verbo adatto sarebbe un altro, meno nobile) e per fare figli.
Ora che abbiamo un quadro un po’ più completo della considerazione in cui era tenuta la donna, scommetto che qualcuna fra le nostre lettrici proverà meno orrore per quella piazza, per quella folla, per quella forca. O no?