“diaboliche portatrici di perdizione” La fimmena tene quatte pannère
carcere, malatì, forche e galère
[La donna ha quattro bandiere / carcere, malattie, forche e galere]
(Diffuso in tutta la Puglia) di Alberto Sobrero
Bruno Maggio. China
La donna, nella cultura popolare, è quasi sempre la sentina di tutti i mali. Utilizzando una decina di parole, questo proverbio fa un giro d’orizzonte completo su tutti i mali prodotti da questa creatura infernale, ai danni dell’uomo. Cerchiamo di entrare nella mentalità che ha prodotto proverbi come questo e di ragionare allo stesso modo. I regali che la donna ti può fare sono quattro:
Carcere. Le malefatte che possono portare l’uomo a patire le pene del carcere sono tante, ma discendono tutte dalle malefiche arti femminili. Le cause più probabili: la donna ti riduce in miseria e ti costringe a furti, rapine, truffe per soddisfare la sua bramosia di agi e ricchezze; se è bella e onesta tu, da vero uomo, devi difendere la sua virtù insidiata, o addirittura vendicare le offese che ha ricevuto, e questo quasi certamente fa di te un carcerato, o un latitante; se è bella e civetta con altri uomini tu, che naturalmente sei un vero uomo, devi vendicare il tuo onore offeso: la chiudi in casa e la picchi (e fin qui la giustizia può chiudere un occhio) ma se poi devi arrivare al delitto d’onore può anche accadere che un giudice ti mandi per qualche mese in prigione. In ogni caso, se sei in carcere è colpa della donna.
Malattie. La donna è così volubile e malvagia che ti procura pene infinite. Impossibile evitare malattie: se è troppo intraprendente ti sfianca, se non ti soddisfa il tuo fisico s’indebolisce fino ad ammalarsi; se è avida e incontentabile – difetto molto diffuso nel genere femminile – ti dannerai l’anima per lei, lavorerai notte e giorno per farle far bella figura in società ma lei non sarà mai contenta e tu, ormai senza forze, deperirai fino a morire d’inedia. In ogni caso, se ti ammali è colpa della donna.
Forche. E se, per colpa di una donna, e per comportarti da vero uomo, diventi un assassino? Per te c’è la pena capitale: la forca ti aspetta. Anche in questo caso, se sali al patibolo la colpa è della donna.
C’è un crescendo nella successione di queste tre pene: il carcere (una pena tutto sommato minore), le malattie (una pena grave), l’impiccagione (la pena massima). L’elenco si potrebbe dunque fermare a tre: invece prosegue con una quarta pena, che curiosamente ripete la prima: la galera, ovvero la prigione. Perché?
Le spiegazioni possibili sono due, e nessuna riguarda il contenuto del proverbio. Sono entrambe lontane dalla nostra sensibilità ma riguardano fattori che sono molto importanti, anzi centrali nella natura e nella storia dei proverbi.
La prima è l’importanza della rima. I proverbi si tramandavano da una generazione all’altra come piccole poesie, con una metrica, per lo più molto semplice, e un’intelaiatura di accenti e rime facilmente memorizzabili. La maggior parte era costituita da coppie di versi rimati: nel nostro caso due endecasillabi. L’aggiunta di una quarta ‘bandiera’ si spiega con la necessità di raggiungere le undici sillabe nel secondo verso, e di trovare una rima. Si è risolto il problema aggiungendo “galere”, che rima con “pannère”.
La seconda spiegazione sta nell’importanza del numero quattro. Nei proverbi ricorrono molto spesso i numeri ‘magici’: uno, tre sette, tredici… Fra questi, il quattro è tradizionalmente considerato ‘il più perfetto’: è la prima potenza matematica, è la somma dell’Uno e del Trino, e dunque è simbolo dell’Eterno. Nella filosofia antica quattro erano gli Elementi (Fuoco, Acqua, Aria e Terra); per gli ebrei quattro sono le lettere che compongono il nome di Dio (JHWH); per i cristiani quattro gli Evangelisti e i cavalieri dell’Apocalisse; nella tradizione scolastica medievale quattro le arti del Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica); nella dimensione del tempo quattro sono le stagioni e quattro le fasi lunari; nella dimensione dello spazio quattro i punti cardinali; e così via. Nella cultura tradizionale il numero dei componenti di un elenco non è mai casuale: a maggior ragione non lo è in un tipo di testo così antico e popolare come il proverbio. Se quattro sono gli elementi di un elenco, l’elenco è perfetto, e questo assicura la verità di quanto asserisce.
La filosofia misogina del contenuto viene così confezionata in una forma geometricamente perfetta. Il proverbio diventa, per forma e per contenuto, messaggio di una Verità indiscutibile, scolpita nel marmo per l’eternità: la donna è, con assoluta certezza, una condanna alle malattie, al carcere, alla morte.
E poi dicono che la comunicazione efficace l’abbiamo inventata noi…