Fenicotteri. Foto gentilmente concessa da Giuseppe Fiorella
Il fenicottero è una specie che frequenta le principali zone umide dell’Europa, dell’Asia meridionale e del Nord Africa, con una distribuzione molto frammentata. La specie, migratrice ma con popolazioni formate anche da esemplari residenti, effettua spesso dispersioni, ovvero movimenti non ascrivibili alle migrazioni in quanto avvengono senza regolarità e in direzioni diverse. Tali movimenti permettono agli esemplari di spostarsi nelle aree trofiche di maggiore rilevanza e/o tra diverse aree riproduttive.
Nidifica in Italia solo da pochi decenni. Dal 1975 si sono registrati tentativi di riproduzione in Sardegna, sebbene si sia dovuto aspettare il 1993 per il primo successo riproduttivo. Da allora la specie è in espansione, con nidificazioni in Toscana, Puglia (nelle saline di Margherita di Savoia, nella BAT), Emilia-Romagna e Sicilia.
Il fenicottero frequenta quasi esclusivamente complessi umidi costieri, salati e salmastri (lagune, saline, stagni), con fondali bassi e ricchi di nutrienti, soprattutto alghe, molluschi e crostacei di piccolissime dimensioni, che filtra con apposite lamelle presenti nel becco. Nidifica in colonie più o meno numerose, su argini bassi e fangosi circondati da acqua, generalmente a partire da marzo, sebbene siano note deposizioni anche autunnali. I nidi sono costruiti con fango compatto e hanno la forma di tumulo, con una cima concava nella quale il singolo uovo viene deposto e covato.
Facilmente visibili per le grandi dimensioni (altezza superiore al metro e apertura alare superiore ai due) e riconoscibili per l’inconfondibile silhouette (zampe e collo lunghi e becco grosso e ricurvo) gli esemplari adulti mostrano zampe, becco e, soprattutto, una larga porzione delle ali di un bel rosso carico. Il fenicottero deve proprio a questo colore il suo nome che sta ad indicare, appunto, “ali purpuree”. Per raggiungere questa colorazione, però, i giovani, che presentano piumaggio grigio e zampe e becco nero, devono attendere almeno 4 anni durante i quali i colori lentamente virano verso quelli degli adulti.
A seguito dell’espansione di areale e dell’incremento numerico la specie, negli ultimi anni, è diventata sempre più frequente e numerosa nella Salina dei Monaci di Torre Colimena, raggiungendo anche i 500 esemplari, favorita anche dal divieto di caccia imposto con l’istituzione dell’area protetta regionale. Il numero di esemplari presente varia, però, non solo di anno in anno, ma anche nello stesso anno, sia per gli abituali spostamenti di questa specie, sia per le condizioni ecologiche dell’area umida, fortemente condizionate dalla apertura/chiusura del canale di connessione col mare che ne determina salinità e livello dell’acqua.
Nei primi giorni di giugno 2014 i ricercatori dell’Associazione Or.Me., che censisce gli uccelli acquatici delle zone umide pugliesi, hanno rinvenuto nella Salina Monaci un esemplare che lasciava presagire un tentativo di cova; dopo una quindicina di giorni, altri 4-5 esemplari erano impegnati nella cova. Purtroppo, ai primi di agosto si è avuta la conferma che il tentativo di riproduzione era fallito e gli esemplari avevano abbandonato la colonia realizzata sull’isolotto del bacino, che fino all’anno precedente ospitava una colonia di fraticelli, specie meno vistosa ma di maggiore importanza per il suo cattivo stato di conservazione.
Non si conosce il motivo dell’insuccesso che può essere dovuto alla non facile biologia riproduttiva della specie e alle ridotte dimensioni dell’area umida, ma certamente non è stata favorita dal continuo disturbo arrecato da bagnanti, curiosi e fotografi (professionisti e non) che si spingono quotidianamente fin dentro il bacino e che l’Ente di gestione dell’area protetta purtroppo non cerca neanche di limitare.