È commestibile e gustosa di Piero Medagli
Salicornia glauca. Foto di Piero Medagli
La salicornia glauca (denominata scientificamente Sarcocornia macrostachya) appartiene al genere “Sarcocornia” che comprende salicornie con ciclo vitale perenne, cioè che si esplica nell’arco di diversi anni, contrariamente alle salicornie propriamente dette, che sono specie a ciclo annuale che appartengono al genere “Salicornia”.
La salicornia glauca, che forma un cespuglio dal tipico aspetto sub-sferico, è una pianta succulenta con rami basali lignificati e ramificazioni terminali con foglie trasformate in numerosi articoli cilindrici o a forma di clava, di colore verde-glauco. Il cespuglio è dotato di numerosi rami sterili (cioè che non portano fiori dell’annata) più lunghi e da rami fertili dell’anno precedente, sui quali si sviluppano dei fiori, che tipicamente compaiono in estate. Questi ultimi sono piccolissimi, appena visibili ad occhio nudo, e spesso passano inosservati anche a causa del loro colore giallo-verdastro. Dai fiori, a loro volta, si sviluppano piccolissimi semi neri e lucidi. Nel periodo invernale e a inizio primavera le piante assumono un caratteristico colore rossastro.
La salicornia glauca è un’alofita, cioè un tipo di pianta che si rinviene in natura su suoli con alto tenore salino, tipici delle paludi costiere. È tipica di ambienti periodicamente inondati dalle mareggiate e pertanto arricchiti di sali marini a seguito dell’evaporazione dell’acqua, ma evita le bassure umide, dove il suolo diventa ipersalino, per l’eccessivo accumulo di sale e dove invece prospera la salicornia perenne (Sarcocornia perennis).
Un’altra specie di salicornia si rinviene sulle scogliere, dove la salinità del substrato è generalmente uguale a quella marina: si tratta della salicornia fruticosa (Arthrocnemum fruticosum). Per un non botanico è quasi impossibile distinguere queste tre differenti specie che appaiono assai simili ma hanno esigenze ecologiche molto differenti, legate alla salinità del suolo. Talvolta per identificarle si valuta empiricamente la salinità del substrato e di conseguenza si individua la specie in base all’habitat.
Le salicornie sono specie commestibili. Anticamente le cime più tenere venivano raccolte e “ripulite” delle parti fibrose, lessate e condite con olio, sale e limone o aceto. Si possono anche far marinare per circa 12 ore le cime, mondate dalle parti fibrose, con aceto, sale, aglio e menta. Dopo averle scolate, si mettono in un vasetto di vetro con l’olio. Ricette gustose d’altri tempi, riscoperte e molto apprezzate, oggi, anche dai palati più difficili.