Tra lecci bellissimi e piante rare Il bosco, caratterizzato da una vegetazione fitta e magnifica, sorge all’interno di una dolina carsica.
La scoperta dell’autore, esperto botanico, della sassifraga ederacea, specie rarissima mai rinvenuta in precedenza al di sotto degli 800 metri di altitudine di Piero Medagli
Martina Franca (Taranto). Bosco delle Pianelle. Foto di Piero Medagli
Il Bosco delle Pianelle di Martina Franca rappresenta il residuo più significativo del manto boschivo che un tempo ricopriva l’area delle Murge di Sud-Est. Sorge intorno e all’interno di una grande dolina carsica, circondato dal tipico paesaggio agrario pugliese di oliveti e mandorleti. La vegetazione dominante è costituita dalla lecceta, presente lungo il bordo esterno e i fianchi della dolina, con un tipico sottobosco di sclerofille quali fillirea e alaterno, ma sono presenti anche vaste garighe con cisti (Cistus salvifolius, C. creticus, C. monspeliensis) e rosmarino (Rosmarinus officinalis) o impenetrabili macchie a corbezzolo (Arbutus unedo).
Una strada, oggi fortunatamente chiusa al traffico delle auto, percorre l’interno del bosco con ampi tornanti a spirale, spingendosi gradualmente sul fondo, per poi risalire dalla parte opposta; tale strada ha rappresentato un enorme fattore di disturbo per le delicate cenosi vegetali presenti, poiché l’asfalto del manto stradale, oggi opportunamente non più rinnovato, si surriscaldava, modificando sensibilmente il microclima del fondo della dolina, con un sensibile danno per la vegetazione.
Lungo il percorso, la strada attraversa una fitta lecceta, con alcuni esemplari quercini di straordinarie dimensioni, notevoli al punto da far definire dall’illustre botanico Valerio Giacomini i lecci delle Pianelle “tra i più belli d’Italia”. Man mano che si scende sul fondo, la vegetazione diviene più fitta e ombrosa, si viene avvolti da una sensazione di frescura e il paesaggio vegetale si modifica gradualmente. Si passa all’interno di stretti tunnel di vegetazione costituiti dalle chiome degli alberi che s’intrecciano fra loro e poco a poco le piante sempreverdi della lecceta vengono sostituite da caducifoglie come l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero campestre (Acer campestre) il carpino nero (Ostrys carpinifolia) e il carpino orientale (Carpinus orientalis). In pratica qui ha luogo quella che i vegetazionisti definiscono “inversione delle fasce di vegetazione”: mentre di norma, salendo su una montagna, la vegetazione sempreverde è quella basale, mentre quella di sommità è costituita da caducifoglie per l’ambiente più fresco e piovoso, qui avviene il contrario e la vegetazione caducifoglia si rinviene più in basso rispetto alla sempreverde. Questo perché il fondo della vallecola è più fresco e umido rispetto all’ambiente circostante la dolina. Tutto il sottobosco è caratterizzato da un humus soffice e profondo, ricco di funghi durante la stagione piovosa e di specie caducifoglie quali il prugnolo selvatico (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna) e si rinvengono rare orchidee di ambiente boschivo come Epipactis microphylla, Cephalanthera damasonium, Neottia nidus-avis, Platanthera clorantha, Limodorum abortivum. In alcuni tratti le pareti della dolina appaiono costituiti da nuda roccia ricoperta da specie rupicole rappresentate da felci come Polypodium cambricum, Ceterach officinarum, Asplenium onopteris e da specie “nobili” come la rara campanella pugliese (Campanula versicolor), il kummel di Grecia (Carum multiflorum), l’alisso sassicolo (Aurinia saxatilis) o la rarissima sassifraga a foglie di edera (Saxifraga hederacea).
Durante un’escursione nel Bosco delle Pianelle, il 5 maggio 1985, ebbi la fortuna di imbattermi in una minuscola pianta rupicola dai modesti fiorellini bianchi. Una pianta mai vista prima, della quale raccolsi un campione per studiarlo con calma nel laboratorio dell’Università. Il verdetto fu sorprendente: si trattava nientemeno che di Saxifraga hederacea, una specie rarissima tipica della Penisola Balcanica e presente in Italia solo nella Sicilia orientale sulle Madonie, tipica di rupi ombrose a quote altitudinali fra gli 800 e i 1.600 m di quota. Si tratta di una pianta minuscola, a portamento generalmente prostrato al suolo, con foglie molto caratteristiche, con cinque denti terminali. I fiorellini hanno sepali di forma ovata e petali bianchi ellittici e il frutticino è rappresentato da una capsula. La sua presenza alle Pianelle, ben al di sotto dei suoi abituali limiti altitudinali, resta un mistero. Ho monitorato a distanza di anni il popolamento che è andato affievolendosi gradualmente, fino alla quasi scomparsa della specie ridotta ad un paio di esemplari. Ma lo scorso anno, l’amico Teo Dura di Taranto, appassionato naturalista, ha scoperto un altro popolamento distante qualche centinaio di metri da quello ormai storico e ricco di alcune decine di esemplari. La sassifraga era scampata all’estinzione, almeno momentaneamente.
Un’altra specie presente a Martina Franca nelle aree aperte di macchia e di gariga prossime al bosco è di enorme interesse botanico: è l’ofride di Ingrassia (Ophrys celiensis subsp. ingrassiae), scoperta in tempi recenti.
DOVE: Martina Franca (TA)
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