Campanella selvatica
(Ipomea sagittata Poiret).
Foto di Piero Medagli
La campanella selvatica (Ipomea sagittata Poiret) è una pianta erbacea perenne, con rizomi striscianti, carnosi, divisi in nodi e internodi.
I fusti prostrati (striscianti) o volubili (che possono alzarsi solo avvolgendosi attorno a un sostegno o a un’altra pianta), raggiungono una lunghezza di 4 metri. Le foglie, lunghe sino a 9 centimetri, sono alterne, con un picciolo di 2-3 centimetri.
La campanella selvatica ha dimorfismo fogliare, cioè nella medesima pianta ci sono foglie di forma diversa: le basali, cordate, hanno il lembo fogliare più espanso, cuoriforme, mentre le superiori, sagittato-lanceolate, più strette ed acuminate, presentano, alla base del lembo, un’insenatura a lobi laterali acuti e divergenti. La morfologia delle foglie superiori ha suggerito al descrittore della specie l’epiteto specifico sagittata.
Nei mesi estivi, nel punto di inserzione tra il fusto e il picciolo (ascella) delle foglie superiori, si formano (uno per ogni ascella) grandi e vistosi fiori, lunghi come il lembo fogliare, portati da un peduncolo di qualche centimetro. La corolla, di un colore da fucsia a rosa chiaro, ha 5 petali saldati completamente tra loro (gamopetala) e forma alla base un tubo lungo (4-5 cm) e stretto (0,7) che alla sommità si allarga sino a raggiungere un diametro di 4 centimetri (corolla imbutiforme).
I semi e diverse parti della pianta, se ingerite, sono tossiche.
È una specie igrofila che predilige i terreni che per un lungo periodo dell’anno sono saturi d’acqua, anche se leggermente salata (alotollerante).
Infatti si può trovare negli ambienti umidi litorali quali paludi retrodunali, fanghi umidi salmastri, argine di barene. In Italia è segnalata solo in alcune località del Lazio, della Puglia e della Sicilia.
Le località pugliesi sono tutte in Salento: paludi di Rauccio e di Torre Rinalda, le Cesine, e infine presso Ugento e Gallipoli.
La campanella selvatica è inserita nel Libro Rosso nazionale delle specie in pericolo. La principale minaccia è rappresentata dalla rarefazione degli habitat retrodunali e dei pantani in cui vive, in gran parte distrutti per far posto a strutture balneari.