Fiordaliso di Leuca (Centaurea leucadea Lacaita).
Foto di Piero Medagli
Il fiordaliso di Leuca (Centaurea leucadea Lacaita), della famiglia delle Asteracee, è una specie endemica delle rupi calcaree del Salento meridionale, cioè esclusiva di un ristretto territorio costiero compreso fra il Capo di Leuca e Tricase Porto. La specie è stata scoperta dal celebre botanico salentino Carlo Lacaita e descritta nel 1925 su esemplari di erbario che egli stesso aveva raccolto a cominciare dal 13 aprile 1920 e negli anni a seguire. Lo stesso Lacaita non fece mistero della casualità della scoperta, nel senso che il vero obiettivo della sua arborizzazione al Capo di Leuca era rappresentato dall’altrettanto noto alisso di Leuca (Aurinia leucadea), specie scoperta negli stessi luoghi dal famoso botanico napoletano Giovanni Gussone nel 1840, durante uno dei suoi celebri e avventurosi viaggi in Puglia, in un’epoca in cui il mezzo utilizzato per gli spostamenti era la carrozza trainata da cavalli.
Il fiordaliso di Leuca appartiene a un gruppo di specie fra loro abbastanza simili, localizzate su piccoli siti caratterizzati da scogliere rocciose lungo le coste italiane, come il fiordaliso pugliese (Centaurea japigica), presente anch’esso nel Salento e scoperto pure dal Lacaita, il fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea), il fiordaliso delle Eolie (Centaurea eolica), ecc. Le forti somiglianze tra queste specie indicano una loro origine comune a partire dallo stesso ancestore. Le modifiche subite dalle linee di costa nei passati millenni hanno di fatto frammentato e isolato le diverse popolazioni che hanno subìto pressioni selettive diverse e processi evolutivi indipendenti, portando all’insorgere di nuove specie. Il fiordaliso di Leuca è una specie di aspetto suffruticoso, cioè di pianta erbacea a base lignificata, con portamento eretto o prostrato-pendente, con foglie pennate finemente divise. Tutta la pianta risulta caratteristicamente ricoperta da un fine feltro biancastro che rappresenta un’efficace difesa dalla eccessiva insolazione. I fiori sono riuniti in capolini color porpora con involucro ricoperto di squame finemente sfrangiate che appaiono in aprile-maggio. I frutti sono degli acheni muniti di un rudimentale pappo con setole biancastre. Si tratta di specie rara e localizzata che merita adeguate forme di tutela. È infatti inserita nel Libro Rosso delle piante d’Italia, che comprende le specie ad elevato rischio di estinzione presenti in Italia, ed è tra le specie coltivate presso l’Orto Botanico dell’Università del Salento, che ha come finalità principale proprio la salvaguardia della biodiversità vegetale nell’area mediterranea e si prefigge lo scopo di conservare “ex situ” le piante a rischio per utilizzarle in interventi di reintroduzione in siti idonei.