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- FEBBRAIO 2018 -
HOME - Puglia - Natura e paesaggio - Parco naturale Terra delle Gravine Tra canyon maestosi
Natura e paesaggio
Parco naturale Terra delle Gravine
Tra canyon maestosi
Un paesaggio naturale mozzafiato: 60 canyon in due semicerchi che si affacciano sul Golfo di Taranto, ricchi di flora e fauna, con tante specie rare, e insediamenti rupestri con reperti di inestimabile valore di Martino Miali
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Panoramica della Gravina di Laterza (Taranto) verso l’arco jonico. Foto di Martino Miali

      Uno dei parchi naturali più affascinanti di Puglia è quello della Terra delle Gravine. È così definito l’ampio territorio dell’arco jonico tarantino (da Ginosa a Grottaglie, con un’appendice nel territorio di Villa Castelli, in provincia di Brindisi), ricompreso nella perimetrazione del Parco naturale regionale istituito nel dicembre del 2005.

      Si tratta di un territorio interessato da profonde trasformazioni, con messa a coltura di ampie superfici e conseguente frammentazione degli ambienti naturali e della vegetazione spontanea.

      La sua conformazione geomorfologica è ricca di incisioni carsiche, gravine, grotte, lame e doline, originatesi per l’azione delle acque sulle fratture della roccia e che coprono tutte le epoche storiche fino al Paleolitico.

      Sulle rupi calcaree troviamo le specie più significative della flora pugliese, come la campanula pugliese, la flomide cespugliosa, la salvia trilobata, l’euforbia arborea, la scrofularia pugliese. Significativa è la presenza del lino delle fate meridionale (Stipa austroitalica) e di numerose specie di orchidee. Le formazioni boschive sono dominate dal fragno, dalla roverella e dal leccio, con le specie tipiche della macchia mediterranea: lentisco, terebinto, corbezzolo, alaterno, fillirea. Negli ambienti più profondi e freschi delle gravine, si trovano specie caducifolie come il frassino, l’orniello, la carpinella, il biancospino.

      La presenza di ambienti naturali spesso poco accessibili all’uomo ha concentrato qui le più interessanti specie faunistiche delle Murge, come il capovaccaio, il biancone, il gufo reale, il lanario, il grillaio, il gheppio.

      Importanti sono le presenze di alcuni mammiferi, come l’istrice, il tasso, la volpe, la faina, la donnola e di diverse specie di rettili e anfibi (questi ultimi, legati agli ambienti umidi del fondo delle gravine).

      Nel territorio delle gravine vi è un patrimonio diffuso di beni artistico-culturali, ricco di testimonianze della “civiltà rupestre” (chiese, cripte, santuari) e della “civiltà contadina” (masserie, trulli, muretti a secco) che, in armonia con la rete dei campi coltivati e degli ambienti naturali, definiscono un paesaggio di forte identità, unico.

      Le gravine corrispondono all’alveo di antichi fiumi che, un tempo, hanno solcato le Murge, collegando, da un punto di vista idrografico, le aree più interne allo Jonio. Si tratta di veri e propri canyon, oltre 60, distribuiti su due semiarchi ideali affacciati sul Golfo di Taranto, posti a diversa altitudine (il primo, di natura calcarenitica, a quota 100-300 metri sul livello del mare e il secondo, di natura calcarea, a quota 300-500 metri); le pareti sono più o meno strette e profonde sino a 200 metri, come nella gravina di Laterza.

      La disponibilità di grotte e cunicoli e la qualità della roccia calcarenitica facilmente scavabile delle gravine hanno permesso all’uomo di creare, lungo le pareti rocciose e al loro interno, interi villaggi, i famosi insediamenti rupestri, dotati di tutte le infrastrutture necessarie: sentieri, scalette, terrazzamenti, sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua piovana e delle provviste alimentari, oltre alle chiese rupestri e ai monasteri eretti o scavati grazie alla consistente presenza di religiosi di rito orientale. La frequentazione umana di queste zone è attestata anche in periodi anteriori a quello a cui si fa risalire la diffusione della civiltà rupestre (dal VII sec. al XIV sec.); molte di queste testimonianze comprendono reperti di inestimabile valore, che coprono un periodo che va dal Paleolitico al Medioevo.

      Numerosi sono i villaggi ipogei che si possono visitare a Mottola, all’interno della gravina di Petruscio e nel villaggio di Casalrotto, con grotte e veri e propri santuari rupestri, come Sant’Angelo, che sorge su due livelli sovrapposti, di cui quello inferiore aveva destinazione funeraria, Santa Margherita, San Nicola, con pareti “affrescate” (tempera su intonaco spento) dedicate a santi e a episodi e cicli delle Sacre Scritture.

      La Chiesa di San Nicola è stata definita la “Cappella Sistina della civiltà rupestre nel Meridione d’Italia” per la bellezza dei suoi affreschi, restaurati nel 1989. Nell’abside centrale campeggia la Déesis, con il Cristo Pantocratore, tra la Vergine e S. Giovanni Battista in adorazione. Sulle pareti laterali risaltano gli affreschi di S. Nicola, S. Lucia, S. Pelagia, S. Parasceve, S. Basilio, S. Michele Arcangelo (datati dall’XI al XIV sec.).

      Da menzionare anche le chiese rupestri di Massafra (Sant’Antonio Abate, San Leonardo, Madonna della Buona Nuova) e i villaggi rupestri di Accetta Piccola e del Triglio, a Statte, insieme al “Dolmen di S. Giovanni o di Leucaspide”, monumento megalitico dell’età del bronzo.

      Il grande Parco delle Gravine è organizzato in percorsi che permettono al visitatore di scoprire e conoscere le bellezze naturalistiche e quelle storico-archeologiche ed architettoniche che si sono conservate fino ai giorni nostri, ma a rendere l’area attraente ci sono anche i prodotti tipici agro-alimentari (lattiero-caseari, da forno, vino, olio) e il calore e l’ospitalità della gente del luogo.
 

DOVE: Parco naturale Terra delle Gravine (Taranto)

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