La popolazione è in calo anche a causa del bracconaggio e della non ottimizzazione del pascolo di Antonio Sigismondi
Un esemplare di capriolo simile a quello
del Gargano.
Foto Archivio Fotogramma
Se di per sé la presenza nella regione Puglia di una estesa e ben strutturata foresta quale il complesso di Umbra appare un evento eccezionale, essendo questa la regione italiana più povera di boschi, la presenza in questa foresta di una popolazione autoctona di capriolo italico ha qualcosa di assolutamente straordinario.
Le popolazioni garganiche del capriolo, infatti, fatto molto raro in Italia, discendono direttamente da quelle che nel corso della storia sono state cacciate prima dai romani, poi da Federico II di Svevia fino alle più recenti grandi cacce che durante l’ultima guerra e l’immediato periodo successivo ne hanno quasi estinto la popolazione.
Solo in altri due luoghi d’Italia, i monti di Orsomarso in Calabria e la tenuta di Castelporziano nel Lazio, troviamo caprioli dalle origini così nobili. Tutte le altre popolazioni, infatti, risultano incrociate con individui centro-europei introdotti a scopo venatorio. Queste popolazioni appartengono ad una sottospecie classificata come capriolo italiano (Capreolus capreolus italicus), caratterizzata dai ‘fratelli’ europei per alcuni aspetti del colorito e per le dimensioni più ridotte e sembra per una diversa ecologia.
Tra questi nuclei di capriolo italico, la popolazione del Parco Nazionale del Gargano è certamente quella ecologicamente più isolata e quindi dove è più probabile che si possano essere conservate le caratteristiche della popolazione autoctona. A testimonianza di una diversità della popolazione del Gargano, vi sono le prime indagini genetiche (Lorenzini R. et al. 2001) che, mettendo a confronto varie popolazioni del bacino del Mediterraneo, evidenziano la presenza di un elemento del tutto unico che differenzia il patrimonio genetico del capriolo del Gargano. In passato la specie era molto comune sul promontorio; nel 1911 Ghigi lo riteneva frequente e lo riportava come l’unica popolazione presente sul versante adriatico italiano. Varie indagini (Tassi 1969, Tinelli e Lauriola 1985, Perco 1985) avevano già evidenziato un forte calo della popolazione. Anche le osservazioni condotte da Apollonio e Trocchi (1986) confermano questa tendenza. La situazione attuale del capriolo del Gargano, sulla base delle indagini preliminari sulla distribuzione, svolte dal 1995 al 2001 (Gioiosa et al. 1998a, 1998b e 2000) dal Centro Studi Naturalistici e poi dall’Osservatorio naturalistico del Parco, risulta essere critica principalmente a causa di fattori sfavorevoli come il bracconaggio, la presenza di cani vaganti e, probabilmente, la non ottimizzazione del pascolo.
La concorrenza di questi fattori, e probabilmente anche di altri non ancora conosciuti, fa sì che il capriolo sia presente quasi esclusivamente nei territori strettamente forestali del complesso Umbra (in particolare la faggeta) e non, come ci si aspetterebbe, in molte aree più idonee alla specie. Attualmente sono in corso progetti per approfondire le conoscenze sulla specie promossi dal Parco Nazionale del Gargano; con questi dati si disporrà presto di indicazioni precise sulle ulteriori azioni da attuare per la conservazione di questo importante elemento faunistico da sempre considerato come specie simbolo del Parco.