![](immagini/logo.gif)
Paradiso di flora e fauna Per la grande biodiversità l’area è stata dichiarata “zona umida di valore internazionale” e riserva naturale dello Stato. L’oasi, che si trova nel Comune di Vernole, a pochi chilometri da Lecce, è gestita dal WWF Italia, che organizza visite ed eventi ecosostenibili di Fabio Ippolito
![](/archivio/img_archivio13010201120283.jpg)
Garzette in volo nei cieli delle Cesine. Foto Archivio Fotogramma
Pochi luoghi come le Cesine (nome probabilmente derivante da “segine”, per metatesi dal latino seges, zona incolta) custodiscono il fascino originario del paesaggio salentino oggi, purtroppo, compromesso dalle tante trasformazioni operate dall’uomo. Dobbiamo immaginare che fino alla fine del XIX secolo tra Brindisi e Otranto si snodava un fitto intreccio di macchie e paludi che rendeva di fatto inaccessibile e inospitale la maggior parte della costa. Unici e isolati presidi, le torri costiere, che, nel caso della torre-masseria Cesine, proprio per la presenza di paludi si spingevano fin nell’entroterra, arroccandosi nei nuclei delle strutture fortificate.
La grande estensione e l’insalubrità delle paludi, l’influenza dei venti marini che rendevano difficoltosa anche la coltivazione dei terreni situati lungo la costa, sollecitarono da un lato una decisa azione di bonifica, che portò al prosciugamento di una larga parte delle paludi delle Cesine, dall’altro, a partire dal 1950, una impegnativa opera di rimboschimento che ne ha segnato il paesaggio fino ai giorni nostri. Proprio questi interventi antropici hanno contribuito a creare l’attuale mosaico ambientale delle Cesine, caratterizzato da una grande eterogeneità e, di conseguenza, da una grande biodiversità. Per questo motivo la zona umida è stata dapprima riconosciuta “di valore internazionale” ai sensi del trattato di Ramsar e, successivamente, è stata dichiarata riserva naturale dello Stato ed inclusa nella rete europea Natura 2000.
I canali che delimitano l’area e che la solcano in alcuni punti creano un tutt’uno con il sistema degli stagni retrodunali; ma mentre in essi, come pure nei prati allagati e nelle pozze dell’entroterra, la presenza di acque dolci rende possibile, sia pure in funzione degli apporti idrici stagionali, la vita di una moltitudine di microrganismi che determinano complesse catene alimentari, nei pantani costieri i cicli vitali sono pesantemente influenzati dal complesso equilibrio tra l’azione delle maree – e della conseguente salinità – e l’apporto di acque dolci dell’entroterra, generando ecosistemi in costante e dinamica trasformazione o, come qualcuno li ha definiti, ambienti “in bilico” tra terra e mare.
La vegetazione non può che adeguarsi a tali differenze. Così, mentre nelle paludi interne dominano la cannuccia di palude, la tifa, il giaggiolo acquatico e, nell’acqua dei canali, le piante flottanti e sommerse come la brasca palustre e la lenticchia d’acqua, negli stagni costieri, a parte la cannuccia di palude, che riesce ad adattarsi anche a questo habitat, prevalgono le specie alofile quali gli scirpi ed i giunchi; sott’acqua l’unica fanerofita che riesce a tollerare l’elevata salinità è la ruppia. Sul margine dei pantani si trovano vere e proprie rarità, quali la campanella e la periploca maggiore. A ovest gli stagni sono orlati dal verde della macchia mediterranea e dalle pinete, in cui sono stati realizzati dei sentieri e dei capanni di osservazione.
A questa diversità degli habitat corrisponde un’altrettanta varietà di ciò che rappresenta la più importante risorsa naturalistica delle Cesine, ovvero l’avifauna. Partendo dai paesaggi rurali, boschivi e macchiosi dell’entroterra, abitati da decine di specie di passeriformi come upupe, rigogoli, cutrettole, averle, cince, merli, fiorrancini, usignoli, silvidi e fringillidi, si passa ai canneti, che fungono da dormitorio per rondini e storni e da nascondiglio per l’airone rosso, il tarabusino, ma anche per le cannaiole, gli usignoli di fiume e i beccamoschini. Lungo i canali o sulle rive degli stagni ci può sorprendere il volo del martin pescatore, ma è sulle rive o nelle acque aperte dei pantani che si osservano gli spettacoli più sorprendenti: aironi bianchi e cenerini dal volo felpato, volpoche, anatre di tutti i tipi e anche molto rare come il fistione turco, tuffetti e folaghe, fenicotteri, e cormorani. È qui che si possono vedere volare il falco di palude o i cigni reali, mentre mignattai, spatole, cavalieri d’Italia e pittime reali fanno spola tra gli stagni e le acque basse dei prati allagati interni.
Attualmente l’oasi di protezione è gestita dal WWF Italia, che la rende fruibile nel più rispettoso dei modi, anche organizzando un’ampia serie di eventi che avvicinano sempre più persone alla cultura della conservazione della natura. Partendo dalla Masseria, centro visite della riserva, è possibile visitare le Cesine a piedi o con uno dei mezzi offerti dal programma di mobilità sostenibile, in cui recentemente hanno fatto ingresso anche gli asini.
![](/archivio/dove_cesine.gif)
DOVE: Riserva Naturale
Google maps